Per non perdere le tracce, con la chiusura di splinder, di questo racconto scritto insieme a Briciolanellatte e postato sul suo blog, riporto qua
Prova d’autore
Racconto lungo scritto a quattro mani
La storia in breve
Ermanno è un ragazzino, in fuga da uno zio perverso e violentatore, con cui vive dolorosamente, dopo la morte drammatica dei genitori. Incontra Ginevra, dolce ragazzina, sua coetanea che lo salva, portandolo a casa sua, in seno a una generosa ed ospitale famiglia. Vediamo crescere i due giovani, sani e spensierati, nonostante una breve ricomparsa dello squallido Berto, lo zio vizioso e squilibrato. Frequentano studi classici nel faentino e pensano di iscriversi all’Università a Bologna, sebbene sia Ginevra a premere con maggior insistenza per questa futura vita a due, perché Ermanno – desideroso di indipendenza, dopo aver così dovuto approfittare della generosità dei Valmarana – preferirebbe lavorare subito, senza imbarcarsi in un programma di studi lunghi e dal risultato aleatorio. Mentre si trova a Bologna, svogliatamente alla ricerca di un monolocale, viene affrontato dal malefico zio che ha aggredito il padre di Ginevra, ferendolo gravemente, e ha rapito la ragazza.
Ermanno assiste amorevolmente l’uomo che gli ha fatto le veci di padre, addolorato per l’amputazione a una gamba – conseguenza della selvaggia aggressione subita -, e si tormenta pensando alla sorte di Ginevra (ora più che mai si rende conto di amarla perdutamente!) in balia di quello squilibrato.
Ginevra, legata e bendata, in un a sordida cantina, sta soffrendo pene insostenibili. L’amore forte per Ermanno non è per lei una rivelazione, nata nel momento del pericolo: la sua è una matura consapevolezza. Riesce a sfuggire alla perversione del malefico zio, salvata da un cacciatore di passaggio.
Gli eventi precipitano: Berto uccide barbaramente il cacciatore, impossessandosi nuovamente di Ginevra, completamente ridotta in sua balia.
Ermanno decide di agire da solo, senza attendere l’operato della polizia e degli addetti ai lavori, che ritiene certamente meno coinvolti di lui al progetto di salvezza della sua amata. Si reca nella casa dello zio, alla ricerca di qualche indizio che lo porti da lui. Ritrova foto delle passate sevizie subite da quel perverso, e – in un lampo – gli appare l’immagine di quella sordida bicocca, da Berto ritenuta luogo propizio per delitti perfetti.
Raggiunge la stamberga dopo un tortuoso viaggio in auto che, prudentemente, parcheggia a qualche metro di distanza. Dapprima, spiando attraverso i vetri, armato del fucile da caccia sottratto ai Valmarana, non scorge nulla all’interno, ma in seguito vede Ginevra semisvenuta sopra un tavolaccio, insidiata da Berto. Perde il lume della ragione, sparando all’impazzata. Vede molto sangue e – dopo aver legato mani e piedi dello zio – conduce fuori Ginevra per rianimarla e ripulirla al ruscello. Quando rientra, misteriosamente Berto è scomparso.
Superato lo choc delle terribili vicende, Ermanno e Ginevra si sposano. Li incontriamo quattro anni dopo. Il loro adorato Alessandro compie tre anni, attorniato dalla tenerezza di genitori, nonni e parenti riuniti e si addormenta nel suo lettino, in mezzo ai doni ricevuti.
Primo finale: Dopo una calda notte d’amore, gli sposi vedono – attraverso la vetrata – lo sguardo bieco di Berto che li sta osservando.
Secondo finale: il folle Berto ha rapito il piccolo Alessandro