Archive for Maggio 2007

Bimbi soli davanti al pc…

Dalle statistiche risulta che sette bambini su dieci se ne stanno da soli davanti al pc, navigando nel web, insidiati da siti non proprio da educande… Se un tempo Pollicino poteva perdersi nel bosco, ora i minorenni, anche molto piccoli – vista la precoce capacità infantile di “smanettare” col computer – possono incontrare pericoli virtuali non proprio da sottovalutare.Quindi, non lasciamo soli i più piccoli attraverso i sentieri di Internet: qui ci sono trappole e lupi non meno affamati di quelli reali. Bisogna spiegare, stare vicini, chiarire, accompagnare, ricorrendo anche ad appositi filtri. Un tempo era la TV lo spauracchio per la diseducazione dei minori; oggi è la rete che non deve permettere ai minori di impigliarsi dentro le insidie delle sue maglie più oscure.È la Symantec (azienda specializzata in sicurezza informatica) che ci offre le conclusioni sortite dalla sua indagine promossa in collaborazione con la International Crime Analysis Association (Icaa, associazione impegnata sul fronte della ricerca scientifica per la prevenzione dei comportamenti criminali e la tutela dei minori).L’indagine rientra nel progetto «Pollicino nella rete: educare i minori a una navigazione sicura in Internet». I rischi non sono solo quelli di un uso eccessivo, con danni fisici e psicologici, che possono raggiungere il limite estremo di «crisi da stimolazione luminosa», che proprio ultimamente hanno colpito bambini rimasti troppo a lungo a giocare con un videogame, ma sono soprattutto quelli dei «brutti incontri».Infatti, secondo i più recenti dati Eurispes, in tutto il mondo sembra vi siano 70 mila siti pedofili. Gli utenti in rete per studio o divertimento, sono 13 milioni in Europa di cui un milione e mezzo in Italia.I «chattanti», con amici o sconosciuti, vanno dagli otto anni in poi. E sulla rete possono incontrare anche malintenzionati, immagini violente, pornografia.Oltre la metà dei bambini intervistati ha dichiarato di essere capitato almeno una volta in un sito pornografico e il 13% ha incontrato un pedofilo on line. Il 46% dei ragazzi ha dichiarato di non aver provato particolari emozioni. La maggior parte (70%) tace queste esperienze ai genitori, in parte perché li ritiene non adeguati, non in grado di capire, in parte perché si vergogna (dai dati condotti su 5.000 bambini italiani, a cura del Ministero delle Comunicazioni e dall’Unicef).In Italia, il monitoraggio di oltre 100 mila siti web, da parte della polizia postale, ha condotto negli ultimi due anni alla denuncia di duemila persone che scambiavano materiale pornografico on line e all’arresto di cento presunti pedofili.I bambini maggiormente a rischio – stando agli esperti in materia – sarebbero i più curiosi e smaliziati, tecnologicamente più avanzati, e soprattutto lasciati soli a navigare in rete. Il rimedio più efficace – affiancato a quello di una solerte e amorevole sorveglianza – parrebbe essere quello di informare i ragazzi delle insidie e dei pericoli in cui potrebbero incorrere, raccomandando loro di non lasciare mai indirizzi, numeri telefonici e dati personali. Il computer dovrebbe essere posizionato in un luogo centrale della casa e non nella stanza del bambino; i genitori stessi dovrebbero imparare ad usare Internet, proprio per seguire meglio i figli, leggendo le e-mail con loro e cercando di conoscere gli amici virtuali che incontrano. In sintesi: i figli vanno seguiti nel virtuale come nella realtà, se non si vuole incappare in amare e irrimediabili sorprese.

Grazia Giordani

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Lo sbirro "antieroe"

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Il giallo dei fidanzati riconciliati

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Fa da costante sfondo al nuovo romanzo di Laura Bosio, «Le stagioni dell’acqua»
Nel mondo delle risaie
Paure, fughe, ritorni, partenze e passioni 
  
 Leggendo Le stagioni dell’acqua (Longanesi, pp.270, euro 16) il nuovo romanzo di Laura Bosio (nella foto) che proprio in questi giorni fa capolino in libreria, non si stenta a credere alla verità delle affermazioni dell’autrice, quando in passate interviste ha sottolineato come, apprestandosi a scrivere "cerchi di individuare un tema forte che costituisca il punto di irradiazione narrativo. Tema che deve essere incarnato da personaggi credibili, autentici e possibilmente ricchi sul piano delle idee e delle emozioni".
Proprio così. In perfetta coerenza col suo assunto, la scrittrice, vercellese di nascita e milanese d’adozione, vincitrice di premi letterari importanti come il "Bagutta" e il "Moravia", per sue opere di successo quali I dimenticati e Annunciazione, autrice inoltre di romanzi molto apprezzati quali Le ali ai piedi e Teresina. Storie di un’anima, ancora una volta sa darci prova di una sapiente capacità dove la verità letteraria dei caratteri è ben collocata dentro lo sfondo reale del mondo delle risaie, sfatando la retorica e gli stereotipi di Riso amaro.
Credibili i suoi personaggi lo sono dal primo all’ultimo anche in questa sua nuova prova, a partire dalla protagonista Bianca, la vecchia proprietaria della tenuta "La Torricella" che, a sorpresa, convoca l’ex nuora – io narrante della trama – apparentemente senza un ben precisato motivo, dosandole le ragioni di quella singolare chiamata pian piano, coniugando la curiosità della giovane con quella del lettore che, pagina dopo pagina, vorrebbe sempre più sapere.
Il mondo capovolto delle risaie dove il cielo si riflette costantemente nella liquida geometria degli specchi d’acqua, fa da costante sfondo alla narrazione di un’autrice che ha saputo suturare le storie individuali dei suoi protagonisti con ricostruzioni scientifiche, miste a leggende, in un abile e ben calibrato mosaico. Accanto alle due donne, troviamo un anziano e saggio fattore, un vero "mago dell’acqua" per l’equilibrato fabbisogno della coltura del riso a lui affidata e un personaggio femminile che sarebbe piaciuto moltissimo a Garcia Marquez per la realtà magica che le vibra intorno come una misteriosa aureola.
È Orientina, dalle lunghe chiome rosse, nata con un solo vigoroso braccio, una suora "svestita" che ha lasciato i voti, dotata di uno sguardo sempre rivolto al futuro, come a dire di occhi "allergici ai dogmi, alle prediche e alla ragionevolezza", insomma, incapace di ipocrisia, di melensaggini. Una donna che "ha fiducia, non fedi". La sua ricerca del sacro ha un sapore rassicurante, capace di arrecare conforto anche al lettore, non solo all’anziana amica che non sa spiegarsene la fuga con Fondo il tedesco smemorato e sbandato che viveva ai margini delle risaie, rifugiato in un vecchio rudere che Orientina ha riattato per lui, spesso raggiungendolo all’ora di cena.
Perché sono fuggiti, ormai in tarda età entrambi, abbandonando Bianca? Il mistero si dipana con solleticante lentezza. C’è stato un omicidio. Un bel cinese che lavorava alla risaia qui ha trovato la fine dei suoi giorni, restando misteriosamente ucciso. L’ombra del dubbio grava su Fondo, il tedesco smemorato.
Sarà la giovane ex nuora a sciogliere il mistero, scagionando i fuggitivi per la pace della generosissima Bianca che la renderà erede della tenuta, insieme al nipote Filippo, nuovo amore della ragazza. Un amore garbato, pulito, descritto con sobrietà, come sobria è tutta la scrittura della Bosio, pervasa da una poesia asciutta, fatta di immagini tangibili, pennellate di misurato colore, fra terra e acqua, mentre i sentimenti dei personaggi si rinsaldano e riverberano nella magia, talvolta dolorosa, dei ricordi.
Sembra quasi impossibile che tutto l’intreccio di vicende ricordate, rivissute, annodate fra loro in coerente matassa, che il gioco continuo di storie parallele, ritmate dalla presenza costante della vita del riso – perenne controcanto a quella dei personaggi – si svolga nell’arco di una sola settimana, larghi sette giorni di paure, commossi ritorni, fughe, partenze ed emozionanti passioni. Eppure, è proprio così.
Grazia Giordani  

Pubblicato stamani ne L’ARENA e BRESCIAOGGI