Fanny ed Alfred: l’umorismo inglese della diplomazia
Sembra scritto per chi ama le sottigliezze dell’umorismo inglese Non dirlo ad Alfred (Titolo originale Don’t Tell Alfred, pp.244, euro 18) il godibile romanzo di Nancy Mitford che Adelphi ci propone nella bella traduzione di Silvia Pareschi.
‹‹Il giorno in cui la mia vita sarebbe tanto cambiata andai a Londra con il treno delle 9,02›› – esordisce l’autrice che nella narrazione ha preso ancora una volta il nome di Fanny – portandoci subito con sé, partita da Oxford ‹‹posto sperduto quanto il Tibet››, mentre girovaga per la metropoli inglese con intenzione di fare acquisti e di incontrare quel ‹‹birbante›› del figlio Basil che stava preparando l’esame per il Foreign Office. Naturalmente, l’indisciplinato figlio non si farà trovare, partito addirittura per la Spagna come agente di viaggio. Fortunatamente, c’è il vecchio zio Mattew ad accoglierla. Divertente la conversazione che si svolge tra lo spiritoso vegliardo e la nipote. Viene passata in rassegna tutto il bizzarro parentado, con particolare cura nei confronti della madre.
‹‹Dunque, Fanny, secondo te con questo quanti fanno?›› – chiede Mattew alla nipote – ‹‹Quanti cosa, zio Mattew?›› ‹‹Quanti mariti ha avuto finora la Fuggiasca?›› ‹‹I giornali dicevano sei››.
Ma Mattew non è pago di questa risposta ed enumera gli otto o nove africani, per non parlare dell’ultimo coniuge che potrebbe esserle largamente figlio. La stravagante conversazione, in perfetto stile inglese, si svolge di fronte a fumanti tazze di tè.
Come un fulmine a ciel sereno, tornata ad Oxford, Fanny apprende dal marito che è stato nominato ambasciatore a Parigi. Benché orgogliosa del fatto che al suo Alfred, professore di Teologia pastorale, finalmente venissero pubblicamente riconosciute le dovute qualità, con ricompensa per la sua intelligente bravura, la nostra protagonista si chiede se sarà all’altezza della situazione.
Ben presto Madame l’Ambassadrice ci farà assaporare gli aspetti più esilaranti dell’ambiente diplomatico europeo degli anni Cinquanta: una vita di società certamente allegra, anche se un po’ blasé e molto formale, nella quale si affacciano a sorpresa i quattro figli della coppia, protagonisti della nascente rivoluzione giovanile. I personaggi vivono sempre un tantino sopra le righe. Modello esemplare ne è la splendida Northey, giovanissima segretaria particolare di Fanny che – dopo aver incantato col suo charme – il bel mondo parigino, ci offre uno sbalorditivo epilogo del romanzo.
Grazia e ironia sono i precipui elementi di queste pagine ove Nancy realizza che il suo Alfred ‹‹poteva diventare uno di quei plenipotenziari che vengono ricordati per sempre con gratitudine e rispetto››, ma nel contempo non nasconde a se stessa le manchevolezze della sua distrazione e della sua poca cura in fatto di eleganza. Ma sa bene che, alla lunga, imparerà a difendersi.
Come sempre, Nancy Mitford (1904-1973), attinge a piene mani al suo reale vissuto. L’autrice era nata in una famiglia della nobiltà terriera inglese, conservatrice, i Redensdale, nota per l’originalità dei suoi numerosi membri. Chi avesse apprezzato il brio di questa scrittrice ne L’amore in un clima freddo, troverà conferma del suo talento, ritrovando il piacevolissimo personaggio di Fanny e del suo entourage.
Grazia Giordani