Archive for novembre 2015

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Fanny ed Alfred: l’umorismo inglese della diplomazia

Sembra scritto per chi ama le sottigliezze dell’umorismo inglese Non dirlo ad Alfred (Titolo originale Don’t Tell Alfred,  pp.244, euro 18) il godibile romanzo di Nancy Mitford che Adelphi ci propone nella bella traduzione di Silvia Pareschi.

‹‹Il giorno in cui la mia vita sarebbe tanto cambiata andai a Londra con il treno delle 9,02›› – esordisce l’autrice che nella narrazione ha preso ancora una volta il nome di Fanny – portandoci subito con sé, partita da Oxford ‹‹posto sperduto quanto il Tibet››, mentre girovaga per la metropoli inglese  con intenzione di fare acquisti e di incontrare quel ‹‹birbante›› del figlio Basil che stava preparando l’esame per il Foreign Office. Naturalmente, l’indisciplinato figlio non si farà trovare, partito addirittura per la Spagna come agente di viaggio. Fortunatamente, c’è il vecchio zio Mattew ad accoglierla. Divertente la conversazione che si svolge tra lo spiritoso vegliardo e la nipote. Viene passata in rassegna tutto il bizzarro parentado, con particolare cura nei confronti della madre.

‹‹Dunque, Fanny, secondo te con questo quanti fanno?›› – chiede Mattew alla nipote – ‹‹Quanti cosa, zio Mattew?›› ‹‹Quanti mariti ha avuto finora la Fuggiasca?›› ‹‹I giornali dicevano sei››.

Ma Mattew non è pago di questa risposta ed enumera gli otto o nove africani, per non parlare dell’ultimo coniuge che potrebbe esserle largamente figlio. La stravagante conversazione, in perfetto stile inglese, si svolge di fronte a fumanti tazze di tè.

Come un fulmine a ciel sereno, tornata ad Oxford, Fanny apprende dal marito che è stato nominato ambasciatore a Parigi. Benché orgogliosa del fatto che al suo Alfred, professore di Teologia pastorale, finalmente venissero pubblicamente riconosciute le dovute qualità, con ricompensa per la sua intelligente bravura, la nostra protagonista si chiede se sarà all’altezza della situazione.

Ben presto Madame l’Ambassadrice ci farà assaporare gli aspetti più esilaranti dell’ambiente diplomatico europeo degli anni Cinquanta: una vita di società certamente allegra, anche se un po’ blasé e molto formale, nella quale  si affacciano a sorpresa i quattro figli della coppia, protagonisti della nascente rivoluzione giovanile. I personaggi  vivono sempre un tantino sopra le righe. Modello esemplare ne è la splendida Northey, giovanissima segretaria particolare di Fanny che – dopo aver incantato col suo charme – il bel mondo parigino, ci offre uno sbalorditivo epilogo del romanzo.

Grazia e ironia sono i precipui elementi di queste pagine ove Nancy realizza che il suo Alfred ‹‹poteva diventare uno di quei plenipotenziari che vengono ricordati per sempre con gratitudine e rispetto››, ma nel contempo non nasconde a se stessa le manchevolezze della sua distrazione e della sua poca cura in fatto di eleganza. Ma sa bene che, alla lunga, imparerà a difendersi.

Come sempre, Nancy Mitford (1904-1973), attinge a piene mani al suo reale vissuto. L’autrice era nata in una famiglia della nobiltà terriera inglese, conservatrice, i Redensdale, nota per l’originalità dei suoi numerosi membri. Chi avesse apprezzato il brio di questa scrittrice ne L’amore in un clima freddo, troverà conferma del suo talento, ritrovando il piacevolissimo personaggio di Fanny e del suo entourage.

Grazia Giordani

La donna in bianco

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Un‹‹evergreen›› del poliziesco riproposto da Fazi Editore: l’Inghilterra dei misteri fa da sfondo al romanzo

Collins, una donna in bianco che si veste di giallo

Grazia Giordani

Se ci sono romanzi sempre verdi che, anzi negli anni acquistano valore com’è bene che accada ai capolavori, fra questi brilla La donna in bianco di Wilkie Collins, (Fazi Editore, pp.744, euro18,50, traduzione di Stefano Tummolini). Acutamente definito da T.S. Eliot ‹‹Il più bello dei romanzi polizieschi inglesi moderni››, questo libro tiene l’attenzione del lettore incollata alla pagina non solo per la trama così densa di misteri, ma anche per la splendida prosa non priva di squarci paesistici di forte suggestione. E poi l’Autore dà anche segno di conoscere l’Italia e gli italiani in pregi e debolezze a volte persino in maniera esilarante.

Scritto nel 1859, uscì a puntate, secondo la tradizione dei feuilleton, nel 1859-1860 nella rivista di Charles Dickens All theYear Round, suscitando l’entusiasmo e l’ammirazione del pubblico di allora, gradimento rimasto miracolosamente intatto in epoca attuale. È un mystery novel pieno di colpi di scena e suspense incentrato sulla somiglianza e sostituzione di persona di due affascinanti figure femminili: la bionda e ricca Laura e la folle Anne Catherik, dall’aspetto quasi spettrale che indossa esclusivamente vesti bianche. Due i personaggi di maggior rilievo e profondità: il malvagio conte Fosco l’italiano artefice di tutto l’intrigo e – in sua contrapposizione – la forte e audace sorellastra della fragile Laura, Marian che rappresenta in letteratura uno dei primi esempi di donna determinata che cerca di sfuggire e ribellarsi al mondo maschilista vittoriano che non tutela le donne.

Fa da fondale alla vicenda folta di intrighi,  un’Inghilterra incupita dalle sue eterne notti tenebrose. Walter Hartright è il detective, per amore di Laura, alle prese con il mistero della donna in bianco. Infatti, sarà proprio a questo personaggio affidata l’ouverture del romanzo, visto che in una sua passeggiata londinese notturna, per la prima volta incontra l’ineffabile ed angosciata donna in bianco. In seguito, divenuto insegnante di disegno presso una famiglia a nord di Limmeridge, qui conosce Laura incredibilmente simile alla donna in bianco. I due giovani s’innamorano. Ma la ragazza è già promessa in sposa a Percival Glyde.  Incuriosito, Walter scopre che il nome della controfigura della sua innamorata è Anne Chaterick e che la ragazza era stata presa, bambina, in affidamento dai genitori di Laura, per essere poi ricoverata in manicomio su pressione di Percival Glyde. Laura e Percival si sposano, ma qui compare Fosco, il malvagio conte italiano che spinge Laura a firmare a favore del marito un documento che gli consentirebbe di appropriarsi di tutti i beni della giovane sposa. Anne Chaterick vorrebbe metterla in guardia, ma muore prima di riuscire a contattarla. Fosco e Glyde drogano Laura e la ricoverano in manicomio come Anne, sfruttando la somiglianza. Marion scopre l’inganno e lo comunica a Walter che ora è più che mai intenzionato a salvare l’amata.

L’epilogo è, a dir poco, sorprendente e non saremmo certo noi a rivelarvelo, certi che un romanzo così ricco di ombre e penombre, nonostante la sua imponente mole, vi terrà sulla pagina fino alla fine.