Archive for the ‘psiche’ Category


immagine dal web

Solitudine
"Sono salito in macchina questa mattina e neanche la signora del navigatore satellitare voleva parlare con me".

(David Letterman)

 Insicurezzae paura
L’insicurezza genera paura. Fin dai tempi più antichi l’uomo ha combattuto ostinate battaglie per superare lo spauracchio della miseria, della fatica, della violenza, dell’ignoranza, della bruttezza e – soprattutto – della morte. Non bisogna cadere nella trappola dei falsi timori, contrastati da falsi rimedi. Il terrore ossessivo della morte, quello che può mutarsi in vero e proprio panico, può essere alleviato dall’illusione dell’Arte e dell’Altrove; la fatica si vince con mezzi meccanici sempre più intelligenti; farmaci e psicanalisi debellano il dolore; sistemi culturali più agevolati e facilmente aggredibili, tentano di sconfiggere l’ignoranza; per la bruttezza ci sono cosmetici e chirurgia plastica; per la povertà esistono la produzione di massa e il welfare. Tutti questi umani espedienti, e altri ancora in fieri, dovrebbero insegnare – se non proprio una completa guarigione dall’insicurezza -, almeno un maggior equilibrio e un po’ più di serenità. Visto che, senza sicurezza, l’uomo verrebbe catapultato dentro un tunnel di ataviche paure, poiché non abbiamo bisogno solo di aria, cibo, sonno, relazioni affettivo-sociali, amore, prestigio, capacità di realizzarci, non potremmo vivere serenamente vulnerati dal terrore di aggressioni fisiche, spaventati dalle cronache dei mass media e della TV che ci va dipingendo un’Italia densa di rapine, infanticidi, delitti di famiglia d’ogni sorta, scippi a ogni piè levato. Certo, la criminalità, purtroppo, non è una favola, ma non è ragionevole lasciarsi sopraffare da esagerati allarmismi, visto che la nostra nazione – tutto sommato, consultando le statistiche internazionali della criminalità – si piazza tra i Paesi più sicuri. Non è saggio cadere nella trappola di una psicosi sempre più angosciante, anche se la vita nelle grandi città presenta gravi rischi e gli stupri sono in aumento.
Eppure, se ci fosse concesso di sognare, come sarebbe bello poter ritrovare il clima prezioso della Vienna fine Ottocento, quando pittori come Gustav Klimt, letterati come Robert Musil, musicisti del calibro di Gustav Mahler, psicoanalisti della statura di Freud, potevano suggellare “l’età d’oro della sicurezza” come la definì Stefan Zweig. Nessuno temeva guerre, rivoluzioni, violenze. Paghe regolari, pensioni e cassa malattie garantivano tranquillità anche al proletariato. La vita concepita con sobrietà e modestia poteva contare su un progresso costante, garantito dalla scienzae dalla tecnica. Purtroppo, la Prima guerra mondiale ruppe il bel sogno austriaco della sicurezza assoluta. E oggi, amaramente, viviamo tempi ben diversi, tempi molto difficili per il mondo intero. (g.g.)

Lo specchio
Non aveva un’ esatta funzione, non un senso ben determinato, uno specchio appeso al muro in un punto poco illuminato dell’ingresso, posizionato in ombra – quasi a voler dire – che chi vi si fosse specchiato nascondesse il retro pensiero di volersi celare ai suoi stessi occhi. Eccessivi pensieri complicati, tortuose elucubrazioni le passavano nella mente, nate soltanto dalla posizione di quell’oggetto vecchiotto:  la lastra ferita da qualche incrinatura, la cornice senza proporzionato spessore, un po’ come le labbra “a salvadanaio” di certa gente che, per tale conformazione della bocca, ci appare crudele. Eppure, lei era fatta così. Da ogni cosa traeva conclusioni, non sapeva guardare, abbandonandosi al flusso del pensiero, a quello scorrere delle immagini nello schermo personale che ognuno di noi porta dentro.
Che importanza poteva mai avere la posizione irrazionale di un oggetto che si sarebbe sempre potuto spostare, togliere di lì, magari per acquistarne uno più moderno, non segnato da macchie e insulti del tempo (ah, il tempo che passa e segna tutti noi!), mettendolo più in luce, proprio di fronte al caminetto, dove avrebbe riflesso il bagliore della fiamma, nei mesi invernali, tingendosi di un gaio fuoco.
No, non lo avrebbe fatto mai e poi mai.
Perché? Il fatto è che riteneva quella lastra, un po’ usurata dagli anni, un archivio di sguardi lì coagulati, pressati e indelebili come i ricordi che non si cancellano
Lì si era fissato lo chignon della nonna, argenteo, sovrapposto alla bella chioma ondulata della sua giovinezza; lì il velluto bruno degli occhi di sua madre (dicevano somigliasse a Merle Oberon; la ricordate ne La voce nella tempesta?) e ora, sempre su quella superficie in ombra, brillava il suo stesso sguardo obliquo ed eternamente ammiccante. Passato e presente si erano specchiati in quello stesso punto, lasciando brandelli di sorrisi appena sfumati, lame di dolore lì infitte come aghi acuminati, impossibili da estrarre.
Il suo sorriso sopraffece le immagini passate, facendo posto allo splendido acquerello che lui le porgeva, dall’ingresso. Nel cuore dello specchio fiorì, d’incanto,  l’avorio caldo di una carnale gardenia.  

Infanticidio

Cosa passa nella testa di una madre che uccide? E’ un angoscioso interrogativo, questo, a cui stanno tentando di rispondere  psichiatri ed esperti di problemi della famiglia. La madre di Cogne in primis ed ora la giovane di Casatenovo che confessa di aver affogato il piccolo Mirko di 5 mesi, inframmezzate dalla maniaca religiosa che uccise a coltellate la piccola Ilaria di due mesi e dalla madre suicida, dopo aver tentato di uccidere la piccola Giulia di tre mesi, e dalla madre impazzita che massacrò a coltellate la figlia Nausica di quattro anni. Ma cosa sta succedendo? Cos’ è cambiato nel concetto di maternità? Sembra che queste giovani madri subiscano la loro nuova condizione, vivendola in modo problematico, con una carica di odio che ci lascia allibiti, considerando un figlio come un ostacolo, un  impedimento, costernate alla vista del loro corpo che cambia, frustrate dal sacrificio che dovranno affrontare, maniacalmente depresse. Per queste madri l’idea di uccidere il figlio matura lentamente, in maniera subdola; per loro l’omicidio diventa quasi una liberazione. Comunque fa meraviglia il fatto che chi vive al loro fianco non  avverta i prodromi di questa insanguinata catastrofe.

I misteriosi conflitti irrisolti dell’inconscio

La critica analitica di Elio Gioanola, applicata ai grandi del Novecento, di cui possiamo leggere oggi nelle pagine culturali del Corriere della Sera, ci conduce a compiere  un labirintico viaggio dentro la creatività artistica che sembra impreziosirsi e maturare proprio nel solleticante mistero dei conflitti irrisolti dell’inconscio. Creatività è dunque uguale a nevrosi?. Stando alle parole del saggista, studioso del problema, parrebbe proprio di sì.

Luigi Pirandello sembra presentare una personalità psicotica, con una compromissione della consistenza dell’io. Nel Fu mattia Pascal, infatti, l’identità del protagonista è impossibile, una personalità che tende a scindersi e un io che esplode.

Giovanni Pascoli è definito da Gioanola: un parricida dai sentimenti filiali.

Cesare Pavese è un malinconico radicale inadeguato a vivere.

Eugenio Montale è un figlio nevrotico e geniale.

Umberto Saba è un narcisista tendente alla depressione

Italo Svevo è un io integro che stenta a rapportarsi al reale, vittima di una nevrosio isterica.

Certo, le acute osservazioni critico analitiche di Gioanola potrebbero accompagnare a lungo le riflessioni e l’autoanalisi di quanti di noi si piccano di nuotare nel mare della scrittura – soprattutto riferita al racconto e al romanzo -, acque perigliose – queste – dense di scogli e disseminate, spesso, di fari illusori.

Mi ha molto incuriosita un’intervista che Lavinia Rittatore,  ha fatto a Laura Kipnis,  docente di Comunicazione di massa all’ Università di Chicago – autrice  di Contro l’amore (Einaudi) -, un saggio che ha sollevato molto baccano, in quanto la studiosa americana sostiene che l’adulterio farebbe bene al matrimonio. La Kipnis afferma di essersi accorta che «siamo ossessionati dall’adulterio (…) e che il matrimonio con gli anni diventa gabbia. E i numeri parlano chiaro: divorzio e separazioni non conoscono crisi; la passione dopo qualche anno svanisce. Rivivere emozioni forti si può, ma con qualcun altro. Molti lo fanno e non lo ammettono. Ci sposiamo convinti che il matrimonio sia la felicità. Poi scopriamo che può diventare un inferno di obblighi: Non esco con le amiche, altrimenti lui poi si offende" oppure " Non vado alla partita se no lei ci rimane male". L’adulterio è la ribellione a questi limiti…"»

Qual è la vostra opinione in proposito? 

I "delitti di famiglia"  sono sempre esistiti da che mondo è mondo, ma mi incuriosisce il fenomeno della maggio diffusione della criminalità interfamiliare, proprio in questi ultimi anni. Sempre più frequenti i genitori – con particolar riguardo da parte delle madri – che sopprimono teneri figli e figli che uccidono i genitori. Quello che soprattutto crea perplessità è l’apparente mancanza di un logico e vero movente.  E’ questo che inquieta . Quali i motivi di tanta efferata violenza? Follia? Esagerate aspettative di perfezione? Desiderio di ferire chi resta? Paura del futuro?