CLASSICI. Da Juliet Gael biografia idealizzata
Pianti e mito
Il destino
di chiamarsi Brontë
Grazia Giordani
Il romanzo della vita: tutti gli amori di Charlotte, Emily e Anne e del fratello Branwell, il disperato che arrivò a cancellarsi
sabato 24 marzo 2012 CULTURA, pagina 62
Le sorelle Bronte e ritratte dal fratello Branwell, che poi si è cancellato dal dipinto, rimasto …
Imperdibile, per gli appassionati della famiglia Brontë, la quasi-biografia o meglio la storia romanzata delle tre famose sorelle che l´autrice, Juliet Gael, ha dato alle stampe con il titolo Romancing Miss Brontë (Tea, 425 pagine, 14 euro, traduzione di Claudio Carcano). Il titolo è stato lasciato in inglese per salvare l´ambiguità: si potrebbe tradurre sia «l´amore» che «il romanzo» della signorina Brontë. Il cognome gli inglesi lo scrivono con la dieresi sulla e, per non pronunciarla i. Ma Brontë sta proprio per Brontë, la cittadina siciliana: il papà delle sorelle-scrittrici, il reverendo anglicano Patrick, prese questo cognome in onore all´ammiraglio Nelson, eroe nazionale inglese, che era stato fatto duca di Brontë da Ferdinando, re delle Due Sicilie. Ed eccoci già nelle vicende di una particolarissima famiglia, anche se l´autrice — cresciuta nel Kansas, esperta di letteratura inglese e fiorentina d´adozione — valica i confini rigidamente biografici, colmando qualche lacuna di documentazione storica pur di presentarci una narrazione compiuta, per la gioia di lettrici e lettori iperomantici.
Così incontriamo l´amore, all´interno della famiglia Brontë. Quello puramente letterario, aspro e sublime di Emily, la più dotata artisticamente delle tre sorelle; un amore crudele e disperato, flagellato dal vento della brughiera, un sentimento che travalica la morte. Ma soprattutto c´è il ricordo sempre vivo della passione di Charlotte, la sorella maggiore, per l´insegnante belga; eppoi l´infatuazione per l´editore che le ha dato la fama; e infine c´è l´amore iniziato come una forma di ripiego per Arthur, che Charlotte finisce per sposare. E non dimentichiamo la passione smodata dell´unico fratello maschio, Branwell, per una donna maritata che prima lo lusinga e poi gli spezza il cuore. Tutto dentro l´atmosfera cupa e misteriosa della casa di Patrick, il padre, severo pastore anglicano, vedovo che ha dovuto allevare i figli con l´aiuto di una sorella, visto che la tisi gli ha ucciso la moglie (e la stessa malattia falcidierà poi tutta la sua prole).
Leggendo la quasi-biografia si è sempre più stimolati a meditare sulla genialità di questa solitaria famiglia e sulla creatività di tutti i Brontë: personalità che hanno superato ogni tipo di ostacolo, consapevoli del proprio genio. Due sorelle erano morte (già la tisi!) poco più che bambine; il prediletto del padre era l´unico maschio, Branwell, pure adorato dalle sorelle. Strano ragazzo, coltissimo, dotato come pittore e poeta forse al pari delle sorelle: avrebbe potuto diventare un grande artista, ma finì in una storia d´amore senza speranza, divenendo quindi schiavo dell´alcol e dell´oppio. Nel ritratto incompiuto che fece delle sorelle, lui stesso cancellò la propria immagine: autodamnatio memoriae.
IN CASA Brontë le donne si occupano delle faccende domestiche; secondo il modello sociale ottocentesco, solo Branwell, l´unico figlio maschio, riceve attenzione. Alle donne occuparsi della casa e del vecchio genitore; passatempi, il ricamo e il pianoforte. Agli uomini tutte le ambizioni e, se sprecano tempo e denaro, se bevono troppo e s´impelagano in amori impossibili, trovano sempre giustificazione. Quando Charlotte, Emily ed Anne invieranno un loro primo manoscritto a possibili editori, sceglieranno pseudonimi maschili piuttosto curiosi — Currer, Ellis e Acton Bell — fingendosi tre fratelli. In seguito, Charlotte scrive Jane Eyre. Viene immediatamente pubblicato, la curiosità di critici e lettori s´infiamma, sollevando dubbi e avvelenate perplessità. Emily, sebbene delle tre fosse la più dotata letterariamente, con il suo Wuthering Heights non otterrà invece successo in vita. Morirà giovane, minata dalla tisi, senza immaginare che sarebbe stata in seguito riconosciuta come una delle più grandi scrittrici di tutti i tempi.
Il libro della Gael è molto godibile. Ricrea il clima di un´epoca, con visuale discreta, ponendo l´accento soprattutto su Charlotte, perché è la sorella vissuta più a lungo, su cui biograficamente ci sono dunque più cose da dire. Descrive la vita quotidiana nella canonica, tanto che anche a noi sembra di esserci, e il paesaggio della brughiera in perfetta sintonia con il tema, creando l´illusione di entrare dentro la scrittura delle tre geniali sorelle. Infatti, leggendo le storie di Charlotte, Emily e Anne, in parallelo sentiamo le loro voci, le reciproche segrete confidenze sulla loro trame. Siamo con loro, felici delle loro soddisfazioni, addolorate per le sconfitte che non riescono però a demotivarle, tanto sono consapevoli della propria ispirazione. Un romanzo che dipinge il quadro avvincente delle appassionanti vite di Charlotte, Emily e Anne Brontë e del loro dissoluto fratello, pieno di sentimento del tutto conforme al grandioso soggetto trattato. Gli appassionati lo divoreranno senza respiro, per voler correre poi nello Yorkshire.
Grazia Giordani
Pubblicato sabato 24/03/2012 nei consueti tre quotidiani