Il parnasoambulante mi ha chiesto un parere sulla scrittura. Se vi interessa, oltre che riportato qui sotto, potete leggerlo nel multiblog,(sezione sulla scrittura). Mi farebbe piacere la vostra opinione in proposito.
Un mio parere sulla scrittura?
Lettura e scrittura sono – a mio avviso – un binomio imprescindibile.
Nessuno di noi dovrebbe scrivere se non avesse alle spalle un cospicuo patrimonio di letture tali da avergli “arredato il cervello”, creandogli un retroterra prezioso a cui attingere nei momenti cruciali della sua vita, non solo per scriverne a sua volta.
A questo proposito, vi invito a leggere l’originale saggio di Proust Sulla lettura, dove il grande scrittore, tra l’altro, afferma: «Uno spirito originale sa subordinare alla lettura la sua attività personale. Per lui diventa soltanto la distrazione più nobile, soprattutto la più nobilitante, poiché il sapere e la lettura sono i soli a creare le”buone maniere” dello spirito. (…) I letterati rimangono l’aristocrazia dell’intelligenza, e ignorare questo o quel libro, questa o quella particolarità della scienza letteraria, sarà sempre, anche in un uomo di genio, un segno di proletariato intellettuale.»
Dunque, chi ha tesaurizzato la pagina scritta prima dei classici, poi dei moderni e quindi dei contemporanei, potrà permettersi il lusso di prendere in mano la penna e provare a scrivere, regalando alla parola non solo il suo pensiero, ma anche una cifra letteraria che lo contraddistingua e faccia sì che la sua scrittura abbia un marchio personale, un timbro inconfondibile.
Ecco che il binomio lettura-scrittura, a buon diritto, potrà aspirare alla “trilogia” di lettura-scrittura-letteratura, facendo sì che chi scrive produca opera degna veramente di essere letta. Esistono laboratori di scrittura che potranno insegnare espedienti tecnici, affinare il linguaggio, ma l’originalità e il colpo d’ala che fa volare alto, nessuna scuola potrà insegnarlo.
Può una scuola far diventare tenore chi semplicemente canta intonato?
E pittore chi sa tenere decentemente il pennello in mano?
Per essere scrittori di pregio non basta saper scrivere, è indispensabile quella “marcia in più” che fa uscire dal gregge, emergere, distinguersi, restando nel tempo, come dei nobili sempreverdi.
Detto questo, non vi è nulla di male a scrivere e pubblicare, comunque, anche non essendo dei Proust, dei Kafka o delle Yourcenar (altrimenti solo Montanelli avrebbe potuto fare il giornalista o solo Giuseppe Tomasi di Lampedusa lo scrittore) purché – almeno – si rispetti l’ortografia e l’uso del congiuntivo, dimenticando l’accento sui vari qui e sta e fa e bevendo un tè senza l’acca in mezzo…