Archive for marzo 2008

Vi piace Nabokov ?

Sarei molto curiosa di conoscere la vostra opinione riguardo Nabokov, uno dei miei autori di culto. Se non avete ancora letto la stuzzicante silloge Una bellezza russa, vi è dato averne notizia qui

Dicono che …

Dicono che la donna sia mutevole e volubile, soprattutto in amore. Se vi interessa l’opinione del grande Peter Esterhàzi, potete leggerla qui

Il Passato

C’è anima anche dentro le cose. Un’anima spesso vestita di dolore. Drinnn, è suonato il telefono l’altro giorno. Un suono rauco, trattenuto, a cui non avrei voluto rispondere. "E’ morta la mamma di Carlo –  mi ha annunciato una voce serena, quasi impersonale – e tra le sue cose abbiamo trovato lettere di tua madre e vostre foto di famiglia. T’interessa riaverle?" Dire di no non mi sarebbe stato possibile. Eppure, sentivo che me me sarebbe venuto doloroso rimpianto. A volte il passato ha gli aculei, artigli che frugano dentro. L’indomani stesso è arrivato il plico giallo, sigillato come una bocca che non parla col primo che incontra. Il tagliacarte lo ha persuaso ad aprirsi, con precisione chirurgica. Foto di quand’ero bambina si sono sparpagliate sul tavolo, riportandomi profumo di mare. Eravamo seduti dentro un’immensa conchiglia di plastica, uno di quegli oggetti di cattivo gusto che usavano i fotografi sulle spiagge romagnole, luoghi in cui i venditorfi di frutta candita e "bomboloni" alla crema, gridavano: "Piangete bimbi che mamma vi compra!". Luoghi felliniani che non esistono più. Le lettere di mamma erano e sono sei, in data 1947. Non sono pronta a rileggerle perché le ricordo legate a suoi momenti di addolorato dissapore in famiglia. Per ora le ho rimesse alla meglio nel plico. Spesso abbiamo paura del passato. Vigliccheria?

Gli "archivisti"

A forza di recensire libri, credo si verifichi in noi una specie di deformazione professionale, quasi un gioco dell’anima, per cui ci viene fatto di collegare romanzi di cui ci siamo occupati con particolare trasporto, creandoci l’illusione che i personaggi ne escano fuori –  incontrandosi –  presi da un’alchimia sottile e coinvolgente, addirittura  travolti da affinità elettive cui non possono sottrasi.  Anni fa – nel 1998 –  mi sono occupata dell’ Archivista di Martha Cooley di cui potete leggere qui, molto presa dal parallelo che intercorre tra il protagonista e il grande poeta T.S.Eliot, un inquietante fil rouge che affascina in maniera quasi inesorabile. Proprio stamani – nei soliti tre quotidiani cui collaboro – è uscito il mio pezzo su Storia di un archivistaqui -, prodigiosa opera prima dello scrittore americano Travis Holland. Due archivisti intellettuali. Americano quello della Cooley . Russo il personaggio di Holland. Protagonisti entrambi di storie molto forti. Due uomini innamorati della cultura. Addirittura eroico l’archivista russo, capace di una coraggiosa impresa al fine di salvare la memoria letteraria di Isaak Babel’. Eliot e Babel’ due scrittori di diversa formazione, temperamento e nazionalità, eppure entrambi adorati da chi si è occupato della loro scrittura. Ho sognato l’incontro dei due archivisti e ho persino un po’ conversato con loro, ma il trillare della sveglia, mi ha riportato qui a parlarvene. g*

Tavolo da bridge

Ripropongo qui un raccontino scritto anni fa – già pubblicato nel 1990 nella silloge L’anima del gatto, Bagaloni Editore –  premettendo che è assolutamente frutto della mia fantasia, pur essendo moglie di un accanito bridgista, che ha molto sorriso, leggendomi… g*

C’è nell’aria profumo di primavera. Sembra quindi lontano il tempo in cui scrivevo: "A Badia non mancano nemmeno le nebbie londinesi. Quando apro la finestra, d’inverno, penso di viaggiare su di un vascello fantasma che naviga senza rumore e senza direzione, senza prua né nocchiero verso il nulla. Navigare senza meta è anche un mio sogno ricorrente, quasi un’ansia di libertà, di abbattimento di barriere, come se si potesse uscire da noi stessi e accompagnarci al nostro funerale», emuli della canzone di Jannacci. A pochi chilometri da Badia, c’è una piccola citta onoraria, Lendinara «etrusca, antenorea Volterra del Polesine», che- tra l’altro – ha dato i natali a mio marito. I  T* a Lendinara si sprecano: sono un po’ come i Mister Smith londinesi. Anche qui Adigetto, anche qui Adige, anche qui provincialissima provincia, però con più bon ton. In effetti si dice: «nobili di Lendinara e conti di Rovigo, dièse par un figo». "

Vi capita mai?

Vi capita mai un giorno in cui avete voglia di piangere senza una precisa ragione? In cui una mano di ghiaccio vi si posa sul cuore, come un malefico artiglio? Oggi è uno di quei giorni. So che passa. Passiamo anche noi…