Grazia Giordani
Rovigo non si è smentita nemmeno questa volta, in fatto di mostre d’arte, offrendoci con il sintetico titolo ‹‹Al primo sguardo››, un’esposizione di alto spessore, addirittura in due sedi storiche della città. Inaugurata lo scorso 27 febbraio, resterà aperta fino al 5 giugno 2016, promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e affidata alla consueta cura di Giandomenico Romanelli, affiancato da Alessia Vedova.
Da degustare piano come un prezioso liquore questa mostra che ha visto il suo incipit a Palazzo Roverella, dove circa duecento capolavori appartenenti alla collezione della Fondazione promotrice, sono apparsi al pubblico per la prima volta. Un viaggio di grande suggestione tra Ottocento e Novecento, con opere, fra l’altro, di Fattori, del rodigino Cavaglieri, di De Nittis, di Tullio Crali.
Ad accoglierci all’entrata, è il toccante “Bambino ebreo”, di Medardo Rosso (1858-1928), la cera della scultura così morbida e sfatta, qui ci regala la tenerezza della carne, sottolineando l’introspezione psicologica propria a questo grande modellatore d’immagini infantili. In “Fanteria italiana”, innovativo Giovanni Fattori (1825-1908) nel suo uso del colore quale elemento costitutivo dell’immagine stessa. Incantevole Giuseppe De Nittis (1846-1884), con i colori caldi del suo “Paesagio ofantino”, “La merenda del gondoliere” di Alessando Milesi (1856-1945) è stuzzicante anche per le considerazioni sociali che ne scaturiscono.
Abbiamo ritrovato al Roverella ancora opere del rodigino Mario Cavaglieri (1887-1978) con la sua sofisticata ed inconfondibile eleganza degli interni, dentro cui si stagliano figure femminili d’incantevole bellezza. Qualche perplessità da parte nostra inerente il padovano Gruppo Enne, dove la ricerca artistica ha spesso i connotati di un divertissement visivo, piacevole all’occhio, ma non atto a suscitare emozioni. Ci è apparso molto gradito ai fruitori giovani, più staccati da concetti classici e protesi verso l’innovativo.
La seconda tappa a Palazzo Roncale ci fa ammirare non solo la preziosa donazione di Pietro Centanini alla Fondazione, permettendo all’intero corpus di restare integro e fruibile dalla collettività, ma anche gli interni restaurati dello splendido Palazzo, degno contenitore di un magnifico contenuto. Il Cinquecento qui parla a voce alta e non ci fa meraviglia sentire che Enrico III, re Di Francia e Polonia, in un suo viaggio rodigino sia stato lieto di sostare, in tempi lontani, fra queste mura.
La collezione Centanini è, in sintesi, una raccolta d’arte che unisce ai molti acquisti, ben guidati, che il collezionista aveva fatto sul mercato, il patrimonio d’arte della sua antica famiglia. Centanini indirizzava le sue scelte soprattutto sugli artisti veneti, ma anche, in omaggio alla moglie di origine partenopea, alla scola napoletana. Pur senza chiusure aprioristiche. In collezione si trovano, infatti, opere di grandissimo interesse di Palizzi, De Nittis, Lega, Ghiglia, Boldini, Fattori, Soffici, Rosai, De Pisis, De Chirico, Guttuso, insieme a Zandomeneghi, Milesi, Luigi Nono, Licata, Brass, Barbisan, ma anche dei celeberrimi Utrillo e Chagall, senza dimenticare un inedito Guidi, dal cui ‹‹Ritratto femminile›› è stata tratta l’icona della mostra. La Famiglia, invece collezionava i vedutisti e i pittori di interni, compresi alcuni magnifici Guardi.
Abbiamo gustato al Roncale una raccolta unica nella sua specificità, nata da un appassionato d’arte, presente all’inaugurazione della mostra, per il quale ‹‹ogni collezionista avveduto, che in principio può essere spinto dal semplice appagamento di egoistico desiderio di possesso, col tempo non può che desiderare che quanto da lui raccolto e amato divenga veicolo sociale di cultura››.
Fino al 5 giugno, e speriamo oltre, eccetto il lunedì, l’esposizione a Palazzo Roverella e Palazzo Roncale, potrà essere visitata e volendo rivisitata – vista l’immensa mole di opere – sempre ad ingresso gratuito.