Triangolo del mito

CLASSICI. Due filosofi e un’ispiratrice, tra passione e letteratura

Friedrich Nietzsche, Lou von Salomé e Paul Rée: echi mai silenziati dell’ambiguo «ménage a trois» nel carteggio riproposto da Adelphi con nuovi studi

02/02/2012

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Lou von Salomé, Paul Rée e Friedrich Nietzsche nel maggio 1882

Un triangolo che ha fatto sbocciare alla grande il malizioso fiore del pettegolezzo sulla bocca dei benpensanti, quello formato dai due amici filosofi Friedrich Nietzsche e Paul Rée in compagnia della fatalissima giovane russa Lou von Salomé.  Un sodalizio inquietante e ammantato dall’ambiguità che nemmeno la pregevole pubblicazione del carteggio (Triangolo di lettere, Nietzsche, Lou Salomé e Rée, 492 pagine, 18 euro) ora riproposto da Adelphi in edizione economica, sempre a cura di Ernst Pfeiffer e Mario Carpitella, riesce del tutto a chiarire.  UN CAMMINO tortuoso fra l’aprile e l’ottobre del 1882 vede i tre intimamente accomunati. Il carteggio non si limita all’anno cruciale, ma ha un respiro più vasto (1875-1884) ed è il frutto di un difficile impegno editoriale che, avviato nel 1936 da Schlechta e poi ripreso ed ampliato da Pfeiffer, è giunto a compimento solo nel 1970. Merito di Carpitella è stato arricchire l’edizione italiana con documenti inediti raccolti da Mazzino Montinari, con un occhio all’edizione critica Colli-Montinari dell’epistolario e uno ai risultati più recenti della ricerca internazionale su Nietzsche. Eppure, precisa in prefazione Carpitella, «chi da questo libro si attende risposte definitive circa il reale rapporto di Nietzsche con Lou von Salomé — interrogativo che da sempre ha travagliato chi si è occupato della biografia del filosofo, fino ai rotocalchi culturali e al cinema — rimarrà probabilmente deluso.  La lacunosità del materiale documentario, censure e rimozioni di vario tipo si oppongono a ogni tentativo di fare finalmente chiarezza, consentendo così anche fantasiose e poco documentate interpretazioni in chiave psicoanalitica o addirittura omosessuale». Se il carteggio non dissipa i dubbi sul triangolo (è stato o no un trasgressivo ménage à trois?) pone piuttosto in luce il sofferto e deluso innamoramento di Nietzsche, pur trattandosi di una infatuazione intellettuale. («Io sento in Lei altro che questi moti. Rinuncio volentieri a ogni intimità e vicinanza, se solo posso esser certo di questo: che siamo concordi là dove le anime comuni non arrivano», e ancora: «quella volta a Orta avevo deciso in cuor mio di fare partecipe Lei per prima della mia intera filosofia. Ah, lei non immagina quale decisione fosse quella: credevo che non si potesse fare dono più grande. Un’impresa di lunghissima lena»). INTELLETTUALE sempre nella sua origine appare anche il rammarico per la scoperta del tradimento degli amici, rinfocolata dalle presunte rivelazioni della sorella, visceralmente ostile alla giovane russa, che non è certo la fatina benefica della vicenda, rosa da gelosia corrosiva nei confronti della giovane.  Il sogno di Nietzsche di creare un «convento di spiriti liberi» veniva miseramente infranto e questo sembra essere il tradimento più bruciante e doloroso per il genio del pensiero mondiale, l’autore dello Zarathustra che aveva pensato alla donna incline a «egoismo ferino», come alla sua «erede», dotata di «impulsi superiori».  Erano gli anni in cui il filosofo stava approfondendo studi intesi a fondare scientificamente il «pensiero abissale» dell’eterno ritorno, di cui troviamo per la prima volta traccia nella Gaia scienza, in un aforisma sublime per potenza di pensiero e poetica espressività.  LE LETTERE, in maniera frammentaria, ci raccontano come Nietzsche, svanita la delusione (si sa che il tempo è un grande medico, capace di farci sublimare i dolori più cocenti), tornerà ad accettare il suo destino di solitudine e ad allontanarsi dalla sorella, la cui ingerenza nella vicenda era stata più che deleteria, vista la pessima opinione che nutriva nei confronti della disinibita «avventuriera», come più volte definirà la giovane Salomé. Nel 1884 Nietzsche giungerà addirittura a scrivere: «di tutte le conoscenze che ho fatto, una delle più preziose e feconde è quella con Lou. Soltanto dopo averla frequentata sono stato maturo per il mio Zarathustra». Insomma Nietzsche è il genio, il superintelligente del terzetto, eppure l’affascinante Lou (che stregò in seguito anche Rilke, Freud e Pfeffer), gli preferisce Rée, un filosofo che ha preso luce riflessa dal confronto. Quindi, non basta essere geni per sedurre, anche se, in questo caso, ci conforta constatare che il «giocoliere nell’arte di superare se stesso» sia riuscito a sublimare nel Pensiero la sofferenza.

Grazia Giordani

21 responses to this post.

  1. Adoro Nietzsche e non capisco come facesse Lou Salomé a preferirgli quella nullità di Paul Rèe . . .(pubblicato giovedì 27 febbraio 212 in Arena, Giornale di Vicenza e Bresciaoggi)

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    • L’incontro più importante e decisivo della sua vita fu con Sigmund Freud, che le permise di andare a fondo nella conoscenza della natura umana e forse di se stessa….Grazie .Mary

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  2. Di questo libro (o meglio saggio) avevo letto qualche tempo fa sulle pagine di repubblicata qualcosa.
    Mi aveva incuriosito per come era descritto questo menage au trois alquanto strano. Anche tu rimani dell’avviso che il libro non riesca a dissipare tutti i dubbi sui loro rapporti.
    E’ una recensione come al solito giudiziosa e ben impostata che induce il lettore a comprare il volume.
    Un abbraccio notturno
    GP

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  3. Strano come dei più grandi pensatori sopravvivano, a volte, stereotipi, semplificazioni e gossip. Il pensiero dello studioso che interpretò in maniera innovativa la cultura greca, del filosofo che provò a dare nuove prospettive al destino umano non può essere meno importante delle sue vere o presunte frequentazioni sentimentali. Eppure spesso i fatti della vita: amori, fortune e disgrazie, risultano fondamentali per lo sviluppo del pensiero di scrittori e filosofi e pertanto è giusto che ci si occupi anche di queste esperienze. Purché non siano naturalmente i soli aspetti di cui ci si interessi. Ad esempio, per Nietzsche, sarebbe molto più interessante capire se abbia o meno avuto occasione di leggere Max Stirner, che sembrerebbe aver fornito numerosi spunti alla sua concezione dell’uomo, anche se certamente Nietzsche era in grado di elaborare quei concetti in maniera più elegante e più intellettualmente seducente.

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    • Caro Guido, Nietzsche – filosofo del mio cuore, non certo per il gossip – avrà letto ben oltre di Stirner (al suo confronto, “Carneade chi era costui”?) viste le sue intuizioni talmente grandi da aver ispirato persino quell’altro genio di Martin Heidegger e buona parte delle correnti filosofiche che gli hanno fatto seguito. Ma un po’ di curiosità umana devi concederla anche ai superintellettuali, a coloro che già tutto sanno dell’ “eterno ritorno dell’uguale” o dell’ Oltreuomo, volgarmente conosciuto come Superuomo, proprio perché umani siamo (anche se lo Zarathustra è “per tutti e per nessuno”) e quindi inclini ad addentrarci anche nei meandri della vita altrui, soprattutto se trattasi del vissuto di un genio. Et de hoc satis.

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  4. Buongiorno, cara Grazia, la natura umana non sempre è attratta da ciò che è giusto, è il caso di Salomé, come ci sono altri esempi nella storia e nel corso dei tempi; forse è il destino sentimentale dei Grandi.

    Grazie per questa interessantissima segnalazione.

    un abbraccio affettuoso per una serena domenica, credo innevata.
    annamaria*

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  5. Condivido, mia dolce Annamaria.
    Abbraccio domenicale molto stretto.
    grazia*

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  6. Col copia/incolla ripropongo qui il commento di Domenica Luise, erroneamente postato dalla cara Mimma nel mio post precedente.

    Pubblicato da domenica luise in 5 febbraio 2012 alle 06:23 edit

    “Ho provato l’amicizia puramente intellettuale con un uomo e posso affermare che è appagante perché siamo complementari non soltanto a livello sessuale, ma anche cerebrale. La grande delusione arriva quando, dall’altra parte, è innegabile la mancata o svagata corrispondenza intellettuale, allora magari si pensa che lui o lei abbiano un interesse più immediato della nostra poesia: il marito, i figli, il pranzo da preparare. In questo caso io scompaio, non ci vuole tanto a capire il disinteresse suscitato ed è inutile insistere stando dietro agli altri.
    Penso anche che questo sia il punto nevralgico piuttosto che la convivenza a tre, che reputo disarmonica, ma non di prevalente importanza. Gli amici non vanno a due a due come gli sposi e il disordine sessuale, se così vogliamo chiamarlo, è secondario rispetto alla grande arte e alla forza del pensiero. Io non dubito che questi tre possano avere vissuto in modo insolito e non mi piace quello che hanno fatto, ma è comunque secondario tranne che per la sofferenza del più sensibile tra loro. Per quanto riguarda la sorella, era inutile che s’immischiasse, i fratelli si sposano o convivono e se ne vanno, non sono proprietà l’uno dell’altra.
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    • Condivido buona parte del tuo acuto pensiero, cara Mimma, sottolineando a mia volta “la sofferenza del più sensibile fra loro”.
      Grazie, amica cara.
      Un grande abbraccio.
      grazia

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  7. Non solo un grande filosofo, ma anche un poeta visionario.
    Un’altra tua ottima prova!

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  8. Posted by skippergin on 10 febbraio 2012 at 16:55

    Molto interessante….grazie.
    Un sorriso Gino

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  9. Questo tuo blog si riconferma come un perfetto punto di ritrovo per l’appuntamento con la cultura letteraria e il suo approfondimento. Grazie.
    Un sorriso per un sereno fine settimana.
    ^____^

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  10. Come va, cara Grazia? Spero tutto bene.
    Sono passata per lasciarti un abbraccio
    e per augurarti una bella e serena domenica.

    annamaria*

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  11. Contraccambio di cuore l’abbraccio, Annamaria, con l’aggiunta di un bacio.
    grazia

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  12. Posted by elis19mr on 22 febbraio 2012 at 11:58

    Le vie dalla passione totalizzante non s’incontrano necessarimente con quella della genialità. Nietsche, è risaputo, non era proprio un tipo “amabile”, alquanto pazzoide come tutti i geni, ma con una fedeltà al proprio Ego che non avrebbe concesso ad alcuna/o di farne sua proprietà.
    Credo che l’avvente Lou Von Salomè non abbia “potuto” piuttosto che “voluto” concentrare tutto il suo sessuale appeal ( la carne qui domina) su colui che aveva il desiderio di costituire un consesso di “spiriti liberi”.
    Un caro saluto.

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  13. Condivido, abbracciandoti, Elis
    g

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