Ricordando Fulvio

Fulvio Tomizza (Materada d’Umago 1935-Trieste 1999)

In un brumoso pomeriggio autunnale, fine anni Ottanta, rivedo al ralenti la mia passeggiata tra i monumenti e le curiosità locali,  con Fulvio Tomizza che veniva a presentare a Badia Polesine il suo romanzo Gli sposi di Via Rossetti. Lusingata dal mio ruolo di chaperon,  ho sentito che diventavamo amici “a pelle”, come  accade con poche persone. Gentile, istintivo, quello scrittore di bell’aspetto e parola dolente – lui già più che affermato – vincitore, giovanissimo, dello Strega e poi di una miriade di altri importanti premi, ha subito accettato il dono del mio primo librino, L’anima del gatto, complimentandosi per ‹‹tutte le cose che sapevo di lui››. In effetti, conoscevo riga per riga la sua produzione letteraria da quando  lo avevo intravisto a Trieste, seduto ad un tavolino del Caffè Tommaseo, scrivere nella pace di quel luogo fuori dal tempo. Dopo il pomeriggio badiese, è iniziata un’intensa corrispondenza epistolare tra noi. Mi piaceva il tono  ironico con cui esprimeva giudizi sugli scrittori del suo tempo e della sua terra d’acquisto. M’incantavano le descrizioni delle sue estati istriane, del ritorno in quella sua terra d’origine, aspra, sassosa, ma piena di ammaliante rimpianto ai suoi occhi. Là piantava ulivi con le sue stesse mani e raccoglieva cesti di verdure dal suo orticello. Sentivo la fragranza delle sue colture e lo spessore della sua cultura sovrapporsi e fondersi in un delizioso mixage. Il malinconico “scrittore di frontiera”, nostalgico della sua Istria, forzatamente abbandonata negli anni dei soprusi titini, ha preso a venirci a trovare, qualche volta in compagnia di Laura Levi, la sua intelligentissima consorte. Tutta la famiglia lo attendeva con entusiasmo. La nostra micia bianconera gli si posizionava su una spalla, ascoltando incantata, la trama del romanzo che stava scrivendo in quel momento. Pendevamo tutti dalle sue labbra.  Franziska lo conoscevamo quasi riga per riga, prima ancora che Mondadori lo desse alle stampe. Ho avuto l’onore di recensire la sua opera omnia o quasi, tra Carlino di Rovigo, riviste polesane, Il Portolano di Firenze, per non parlare dell’Arena dove, non si contano più i miei piccoli pezzi sui suoi grandi libri.Qualche giorno prima della fine, si è congedato da noi, per telefono, con voce così flebile da essere ormai irriconoscibile. Un lutto che abbiamo profondamente sentito.A dieci anni dalla sua morte, la Biblioteca di Parma mi ha invitata a condurre una serata in onore, dell’Amico scomparso, presente la sua dolce Laura. Ho scelto letture tratte dalle sue opere più coinvolgenti, a partire da La miglior vita che – anche a detta di Magris – è un ineguagliato capolavoro, senza trascurare I rapporti colpevoli, edito dalla Bompiani, che Fulvio aveva avuto la generosità di presentare in Accademia dei Concordi a Rovigo, insieme alla prima edizione del mio romanzo Hena. Amanda Sandrelli e il marito Blas Rocha Rey sono stati splendidi lettori dell’opera tomizziana, nella commovente serata, tra gli applausi di un pubblico pieno di letteraria nostalgia.

Grazia Giordaniv

8 responses to this post.

  1. Ci sono scrittori d’immenso valore letterario ed umano ch stanno cadendo nel dimenticatoio. Perché?

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  2. Che bel pezzo, Grazia, si sente che è scritto col cuore. Col cuore affranto per la scomparsa e col cuore carico d’apprezzamento per i meriti letterari dello scrittore-amico Tomizza. Hai ragione a dire che stanno cadendo nel dimenticatoio, su molti grandi è calato il sipario, occorre rispolverarli, come fai tu cara che veramente ami la scrittura di qualità.
    Un caro abbraccio
    annamaria

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  3. Veramente molto sentito è questo pezzo su questo scrittore istriano, che secondo me è tra i migliori scrittori del suo periodo. Di lui ho letto alcuni romanzi e in particolarer la miglior vita, che per me è stato eccezionale. Ma prima di questo avevo letto L’albero dei sogni e Dove tornare. Poi ho letto La finzione di Maria che mi ha lasciato perplesso, forse il ricordo de La miglior vita non mi ha permesso di gustarlo in pieno.
    Felice serata
    Un abbraccio
    Gian Paolo

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  4. Credo che sia un autore poco letto perchè poco conosciuto al mondo dei clamori… e questo vale anche per me che ho letto solo di recente “Nel chiaro della notte”… credo si tratti della sua ultima opera ed è così avviluppante di quel sogno cui mi è facile aderire per tendenza letterale. Hai avuto una gran fortuna a conoscere un uomo del genere! Complimenti Grazia.!

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